Intervista al Presidente del Coordinamento Nazionale dei Difensori Civici delle Regioni e delle Province Autonome e Difensore Civico della Regione Lazio
Domanda: Presidente Fardelli, l’evento UCR2025, che si è svolto a Roma il 10 e 11 luglio 2025, ha riunito rappresentanti delle istituzioni italiane, ucraine ed europee in un momento cruciale per la ricostruzione del Paese. Qual è il bilancio di queste due intense giornate?
Risposta: Il bilancio è estremamente positivo. UCR2025 non è stato solo un evento istituzionale, ma un ponte concreto tra popoli, diritti e valori democratici. In un contesto di guerra e di ricostruzione, l’Italia ha voluto lanciare un messaggio forte e inequivocabile: non ci può essere ricostruzione materiale senza ricostruzione umana, senza un sistema solido di garanzie, senza il rispetto dei diritti, della legalità e della partecipazione democratica. Abbiamo aperto un dialogo strutturato che mette al centro la persona, i bisogni delle comunità e la forza delle istituzioni indipendenti.
Uno dei temi centrali è stato proprio il ruolo della difesa civica. Come può il Difensore civico contribuire a questo processo?
Il Difensore civico è, per natura, una sentinella dei diritti e un promotore di dialogo istituzionale. Nell’attuale fase storica, il suo contributo può essere determinante per rafforzare le democrazie e accompagnare l’Ucraina nel consolidamento delle sue istituzioni di garanzia. In questo quadro, abbiamo avviato una collaborazione con il Business Ombudsman Council dell’Ucraina, rappresentato da Roman Waschuk e dalla Vice Business Ombudsman Tetiana Korotka, che ha portato all’organizzazione di una mattinata di lavoro dedicata alla condivisione di buone pratiche, alla formazione e al supporto tecnico-operativo per la tutela dei cittadini e delle imprese.
Quali testimonianze l’hanno colpita di più durante UCR2025?
Sono molte. Mi ha colpito profondamente la presenza di diversi sindaci ucraini, desiderosi di costruire gemellaggi operativi con amministratori italiani, con l’obiettivo di promuovere scambi concreti e cooperazione locale. E, naturalmente, la partecipazione del Commissario per i Diritti Umani del Parlamento ucraino, Mr. Dmytro Lubinets, che ha portato un’esperienza unica e drammatica: il suo impegno instancabile sul fronte dei diritti umani, dello scambio dei prigionieri di guerra e del sostegno alle famiglie dei militari è un esempio potente di difesa civica in tempo di conflitto.
Ha raccontato con forza il lavoro quotidiano svolto nei territori colpiti dalle bombe, dove raccoglie le denunce della popolazione e garantisce l’accesso ai servizi essenziali. Ma anche le voci italiane, come quelle dei miei colleghi Difensori civici regionali, tra cui Guido Giusti, Vicepresidente del Coordinamento e Difensore civico dell’Emilia-Romagna, e Marco Enrico, Difensore civico della Sardegna, hanno testimoniato un impegno che va oltre la solidarietà formale: è un investimento nei valori europei condivisi, nella legalità, nella coesione civile.
Dopo questo primo passo importante, cosa succede ora?
Ora inizia la parte più importante: la continuità. UCR2025 non è stato un evento isolato, ma l’avvio di un tavolo di lavoro permanente, con incontri trimestrali, che coinvolgeranno i Difensori Civici italiani e ucraini, i rappresentanti delle istituzioni europee, i garanti dei diritti e le organizzazioni della società civile. Vogliamo passare dalle parole ai fatti, costruendo insieme progetti di cooperazione, percorsi di formazione, tutela giuridica, educazione civica e scambio istituzionale.
È tempo di unire le nostre esperienze per creare nuove alleanze a difesa della dignità umana e dei diritti fondamentali. Lo dobbiamo ai cittadini, e lo dobbiamo alla pace.